Prima & Dopo

Prima & dopo: storia di una mansarda disegnata con la luce

Si può trasformare un solaio buio in una casa da sogno? Certo! Gli ingredienti: un tetto nuovo autoportante (così la pianta è libera), un buon numero di finestre in falda, due balconi e... tanta fantasia!

Il sogno di Beatrice (creator CF style) e Filippo era creare una casa da zero in città. Impresa ardua, finché non trovano un sottotetto-magazzino malandato in un palazzo primi ’900 e da lì l’idea: propongono ai proprietari di acquistare le soffitte e rifare a loro spese il tetto per rendere abitabili i locali e trasformarli nella loro casa. L’esito è positivo ma... «visto lo stato delle strutture e l’assenza di finestre, immaginare quello che poteva diventare è stato quasi un atto di coraggio» racconta Beatrice. «Per questo l’abbiamo battezzata #mansardinaimpavida, per non parlare dei continui imprevisti e rallentamenti causati dalla pandemia». Ma adesso che è finalmente terminata le brillano gli occhi!

Le scelte fatte

Prima di tutto è stato realizzato un nuovo tetto autoportante, cioè formato da una rete di travi e travetti in legno incastrati fra loro in modo che scarichino i pesi sulla parte perimetrale in muratura e non siano necessari pilastri interni: «Questo ci ha permesso di avere un living aperto in cui cucina, pranzo e salotto sono ben definiti ma in continua connessione» spiega Beatrice. E per dare più luce possibile sono state aperte 8 finestre in falda in aggiunta ai due terrazzini a patio al centro dei lati minori. Dal lato opposto, la zona notte e il bagno sono molto intimi e si affacciano sul corridoio armadiato dall’effetto scatola.

Beatrice e Filippo si immaginavano tanta luce, una volta installate le finestre in falda e realizzati i terrazzini: «È incredibile quanto la casa sia luminosa anche quando c’è brutto tempo e come gli ambienti sembrino molto più grandi» dicono soddisfatti.

Il tocco di stile

«Adoro il grigio piombo che ho usato per i mobili (con tutta la luce che c’è qui, gli ambienti non si incupiscono) e il contrasto fra minimal e raw» dice Beatrice. «Con l’aiuto di Simona Ortolan abbiamo dato verve con tessili dai colori accesi e tappeti dalla texture importante».

Testi

Elena Favetti

Progetto

arch. Giancarlo Conti (www.giancarlocontiarchitetto.it)

Stylist

Simona Ortolan [@ilpampano]

Foto

Guido Barbagelata