Ci sono domande che non cercano una risposta immediata, ma aprono orizzonti e dibattiti. La seconda tappa di 'Beyond Design', il ciclo di incontri ideato da Ditre Italia per indagare le radici e le evoluzioni del progetto contemporaneo, si è aperta proprio così: con un interrogativo essenziale e semplice: 'Cosa resta del design?' A raccoglierlo, nello showroom di Via Solferino, sono stati Daniele Lo Scalzo Moscheri, architetto e Art Director del brand, e Nicolas Ballario, curatore e divulgatore culturale, protagonisti di un dialogo che ha attraversato secoli di creatività e trasformazioni sociali.
Il pubblico si è trovato immerso in un percorso che parte dal Rinascimento - con Leonardo da Vinci, Brunelleschi, Michelangelo - e arriva al Novecento di Gio Ponti, Achille Castiglioni ed Ettore Sottsass. Una linea del tempo che rivela come il design non sia un esercizio di stile né un movimento isolato, ma una memoria viva, in continua evoluzione. L’eredità non si conserva: si trasforma.
Lo Scalzo Moscheri ha riportato al centro la natura intima, quasi artigianale, del progettare. "Disegnare significa tradurre l’eredità in futuro", ha raccontato, ricordando come ogni oggetto sia il risultato di una responsabilità: quella di unire funzione, bellezza e significato con una cura che parte dal dettaglio e arriva alla visione complessiva. La sua riflessione è chiara: ciò che distingue il vero design non è l’estetica fine a se stessa, ma il coraggio delle idee e la capacità di leggere la società attraverso gli oggetti. Oggi, in un tempo dominato dall’immagine veloce e dalla riproducibilità istantanea, questa responsabilità rischia di affievolirsi. Ed è qui che l’Autore invita a rallentare: il design non è un gesto superficiale, ma un atto antropologico.
La conversazione ha poi toccato una dimensione sorprendentemente umana. Stimolato da una domanda del pubblico, Ballario ha aperto una finestra su quei luoghi in cui la bellezza sembra non avere il permesso di entrare: gli ospedali. "Sembra che gli ultimi non abbiano diritto al bello", ha osservato. Un’affermazione che è diventata un invito collettivo a ripensare il design come un gesto democratico, inclusivo, profondamente sociale.
Mentre il primo talk - con Nika Zupanc e Domitilla Dardi - aveva inaugurato questo percorso indagando i 'mondi nascosti' dietro gli oggetti, il secondo appuntamento ha ampliato la riflessione, ponendo le basi per un dibattito che non si esaurisce in una sola serata. Lo Scalzo Moscheri ha concluso con un pensiero che suona come una promessa: “Forse non resteranno tutti gli oggetti, ma resterà il modo di guardare le cose.”
Questo secondo incontro conferma la natura di 'Beyond Design' come laboratorio culturale aperto alla città: uno spazio dove il progetto viene letto non solo come disciplina tecnica, ma come racconto, responsabilità e prospettiva. Un percorso che proseguirà il prossimo anno, ampliando ulteriormente lo sguardo sulle connessioni tra memoria, innovazione e visione del futuro.
