News

Intervista a Johanna Basford, la regina dei coloring book

I libri da colorare non sono più solo una cosa da bambini: grazie al raffinato tratto di Johanna Basford piacciono anche ai grandi!

Johanna Basford è ben più di una illustratrice... è un personaggio cult tra gli appassionati di grafica di tutto il mondo! Dopo la laurea al Duncan of Jordanstone College of Art and Design di Dundee, in Scozia, con una tesi dedicata al tessile, cioè alla colorazione e alla pittura dei tessuti, la sua lista clienti ha cominciato ad arricchirsi presto, con nomi importanti come Hermès, azienda per la quale ha realizzato disegni esclusivi, ma anche H&M. A questi, negli anni si sono aggiunte altre grandi aziende: Sony, Starbucks, Chipotle e Absolut Vodka... Ma è con i suoi ‘coloring book’ che Johanna si è fatta conoscere in tutto il mondo!

D. Johanna, come è nata l’idea di realizzare i tuoi ‘coloring book’? 
R.
Un paio d’anni fa ho creato una serie di desktop-wallpapers per il pc, che poi ho messo in download gratuito sul mio sito www.johanna basford.com. A quei tempi lavoravo come commercial illustrator ma cercavo anche un modo per crescere e conquistare nuovi clienti. Tra questi la mia futura casa editrice, Laurence King, che scaricò il mio disegno ‘Owls in a Tree’. Poco dopo, mi suggerì l’idea di creare libri da colorare, ma per un pubblico adulto. Così pensai alle mie illustrazioni disegnate a mano, in bianco e nero, superintricate, che per anni i miei clienti mi dicevano di voler colorare, già qualche anno prima che il trend diventasse popolare come oggi. Così disegnai le prime cinque pagine e... ebbe inizio la mia inky-adventure!

D. Le tue illustrazioni ci ricordano gli intricati lavori di Escher, il famoso incisore e grafico olandese. Il suo lavoro ti ha ispirato in qualche modo? Ti senti vicina a quel Maestro?
R.
Adoro da sempre le sue incisioni. Ammiro molto la cura che metteva del dettaglio e nell’intreccio. Disegni così carichi e forti da non aver bisogno di colore; solo bianco e nero. Proprio come le mie opere. A me piace poi nascondere nei miei disegni anche piccoli oggetti, o figure, che chi legge o disegna deve poi scoprire. Come in una caccia al tesoro...  

D. è vero, quasi tutte le tue opere sono in bianco e nero. Perché?
R.
Credo che il bianco e nero renda i miei disegni più particolari. Nel caso dei ‘coloring book’, mi piace l’idea di preparare il bozzetto e dare poi a chi si diverte con i miei libri la possibilità di aggiungere la propria personalità con il colore. è come se fosse una mini-collaborazione tra me e i miei ‘lettori’ nel realizzare delle illustrazioni complete e finite. 

D. Parliamo del tuo processo creativo. Da dove inizi di solito?
R.
Il più delle volte parto da un semplice disegno a matita, poi aggiungo dettagli con l’inchiostro. Spesso le mie illustrazioni propongono un foliage delicato, mi piace tuttavia anche mescolare
tra loro diversi elementi della natura; una foglia qua, un fiore là. Così i miei disegni non sono mai gli stessi, ma quasi un mix ibrido d’inchiostro!

D. Quali sono le tue principale fonti d’ispirazione? Cosa ti incuriosisce?
R.
Me lo chiedono spesso, è difficile rispondere... Penso che le persone più creative tendano a non cercare l’ispirazione in un posto specifico. È un po’ come se ti arrivassero dozzine di piccole istantanee al giorno, che tu incosciamente registri, per poi farle venir fuori all’improvviso, più tardi. Questo casellario della memoria è fatto di immagini, idee, suoni, gusti e testi che qualche volta, mescolandosi, danno forma a ciò che chiamiamo ispirazione. Penso poi che la naturale curiosità e inclinazione verso alcuni temi porti a certi risultati o percorsi. Io, per esempio, adoro la botanica e mi piace sfogliare erbari vintage, una vecchia enciclopedia di mio nonno con splendidi disegni oppure gironzolare tra i più bei giardini botanici. Ma qualche volta le migliori idee possono venirmi anche da una foglia incastrata nel collare del mio cane dopo una passeggiata mattutina! 

D. Devi avere davvero una grande immaginazione...
R.
Di certo devo dire grazie ai miei genitori, che non volevano che io passassi tutto il giorno davanti alla tv insistendo perché uscissi a giocare. Erigere castelli da conquistare, inventare mostri, costruire capanne; tutto aiuta a coltivare il lato più selvaggio e quindi più creativo dell’immaginazione. 

D. Ci racconti com’è il tuo studio? E puoi darci qualche consiglio su come crearne uno... stiloso a casa nostra? 
R.
Molto semplice e minimal. A me piace tenerlo ordinato e pulito, con qualche piccola illustrazione qua e là. Stimola la mia immaginazione a sentirsi... più libera! Sulla mia scrivania ci sono penne, matite, alcuni libri di botanica di mio nonno e una grande tazza di tè. Consiglio tuttavia di non avere paura di creare uno spazio che sia veramente proprio. Pieno di oggetti oppure minimal come il mio, l’importante è che rifletta la nostra personalità, così da poterci rilassare e che permetta alla fantasia di fluire.

D. Quali sono i tuoi attrezzi del mestiere, quelli che usi di solito?
R.
Utilizzo due penne a punta sottile, una Staedtler Fineliner da 0.3 mm e da 0.1 per i dettagli più piccoli. Poi, una matita con mina completa di gommina da cancellare, perché mi piacciono i tratti sottili su carta di qualità semiopaca, così se voglio posso ritornare sul disegno diverse volte.  

D. Che evoluzione ha avuto il tuo stile nel tempo?
R.
Sicuramente c’è stato un netto sviluppo nella tecnica. Poi, ho imparato quali penne e quale carta fanno al caso mio, come scannerizzare i miei lavori per renderli crisp e opachi.  Anche la mia accuratezza nei dettagli è cresciuta, perché ora posso prendermi il lusso di passare più tempo su ogni mio lavoro. Più dettagli devo aggiungere, più grande è l’opera che devo realizzare per riuscire a dare spazio a tutti i grovigli.

D. I social media hanno in qualche modo influenzato il tuo lavoro?
R.
Sì, riesco ad avere immediatamente un feedback sui miei bozzetti o sui work in progress. è bello sapere subito se alle persone piace ciò che vedono. E se la risposta invece è un po’ tiepida, hai l’opportunità di ritoccare in prima battuta e migliorare il lavoro in corso, coinvolgendo nella creazione di una tua opera il pubblico che ti segue.
Testi

Michela Di Carlo

Ti potrebbe interessare