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CasaFacile di novembre 2019: l’editoriale del direttore

Un giornale di arredo non è semplicemente un giornale, ma un luogo in cui riconoscersi... Ti aspettiamo in edicola dal 5 novembre 2019!

In una celebre scena del film ‘Non ci resta che piangere’ Savonarola urla «Ricordati che devi morire!» e Mario (alias Troisi) risponde: «Mo’ me lo segno». Si ride, però... il monito sarebbe da tener presente anche nelle nostre case. Al di là delle battute di spirito, infatti, non c’è incombenza più dolorosa che svuotare l’abitazione dei genitori scomparsi. Ricevo spesso richieste di consigli su questo tema. Di recente ha scritto Eleonora raccontando della sua mamma che aveva un tocco speciale nell’arredo e se n’è andata troppo in fretta, lasciandola tra scatole di pizzi, stoffe, bottoni, collezioni di zuppiere e mobili d’epoca di cui lei ora non sa cosa fare.

Nel Nord Europa di questo tema si parla senza tabù, tanto che Margareta Magnusson ha scritto un libro sul ‘döstädning’ (dö in svedese è la morte e städning le pulizie) che in Italia è uscito con il titolo più vago ‘l’arte svedese di mettere in ordine’ (Ed. La Nave di Teseo). Margareta, che dichiara d’avere tra 80 e 100 anni, dà consigli per fare pulizia degli oggetti accumulati in una vita, per il bene dei figli e anche per il proprio.

Ho la fortuna di avere ancora i genitori, ma ho perso una nonna molto cara e aver conservato di lei solo poche cose significative mi è sufficiente per averla sempre con me: l’anello di fidanzamento lo indosso come conforto nei giorni difficili, le posate d’argento quando ho nostalgia dei pranzi nel suo tinello. Ho tenuto ciò che mi rendeva felice: è quello che Margareta consiglia nel suo bel libro. Leggendolo e pensando a Eleonora (e a tutte noi), credo che per il decluttering più difficile, farei così: 1. cominciare dalle cose che hanno poca ‘carica emotiva’, foto e souvenir meglio affrontarli per ultimi. 2. selezionare ciò a cui si vuole dare una seconda vita e venderlo sui siti dell’usato o nei mercatini: incontrare l’acquirente darà la sensazione non di vendere ma di ‘affidare’. 3. regalare a figli e nipoti ciò che si vuole che resti in famiglia, magari con un biglietto che ne racconti la storia. 4. non temere di trasformare mobili e oggetti: ridipingere una credenza non è profanare il ricordo, ma permetterle di restare con noi in una forma rispettosa del nostro presente. 5. scegliere qualcosa da tenere con sé o usare di tanto in tanto.
Adesso che ci penso: è ora di lucidare le posate della nonna per il pranzo di Natale...!

 

Francesca Magni, direttore
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