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Without frontiers 2020: la street art illumina la periferia di Mantova

Luca Fiorini

Luca Fiorini  •  Buon Brunch

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Forse l’arte non salverà il mondo - non nel senso propriamente detto, caldeggiato dagli ultimi romantici - ma lo aiuterà a ritrovare i suoi colori, quella bellezza un po’ stinta che i creativi più ispirati sanno far emergere.

I motivi per pensarlo sono molteplici: l’ultimo in ordine di tempo è Without frontiers, Lunetta a colori, la sesta edizione del festival mantovano, "un inno all’abbattimento delle frontiere attraverso l’arte, a favore di una continuità culturale capace di unire il centro della città alla sua periferia".

Nato quattro anni fa, in occasione di Mantova Capitale Italiana della Cultura 2016, il festival ha il merito di dare spazio - anche in questo 2020 angustiato da restrizioni e grossi punti di domanda - ad un gruppo di artisti contemporanei interpellati per la riqualificazione e la valorizzazione culturale di un’area periferica del comune lombardo.

Sono visionari italiani e internazionali come Andrea Casciu, Aris, Corn79, Howlers e Kiki Skipi, affermati nell’ambito del graffiti-writing e affamati di cambiamento, a mettere il loro estro a favore di un intero distretto, il quartiere Lunetta, situato a nord est della “città dei tre laghi”.

La storia di questo luogo, caratterizzato da costruzioni di edilizia popolare, risale ai primi anni ’60, quando fu disposto il suo piano di attuazione. Abitato in origine da famiglie operaie impegnate nel settore petrolchimico, dagli anni ’90 e per un trentennio ha visto l’insediamento di lavoratori migranti provenienti perlopiù dal Marocco, dalla Romania, dalle Filippine, ed il sorgere di problemi di interazione culturale che la sua posizione “a margine”.

Proprio lì - in quel posto periferico che nei primi 2000 ha avviato la sua lunga e orgogliosa rinascita abbattendo gli edifici più obsoleti, costruendo una biblioteca di quartiere ed un campus universitario e divenendo un museo a cielo aperto sempre più grande e grandioso - gli “artisti senza frontiere” sono chiamati a dare il proprio contributo con gli occhi di bambini ancora capaci di sognare, contenti di stupirsi e di stupire.

Le opere realizzate ad oggi sono ben 35 (ed entro il mese di ottobre 2020 arriveranno a 38) con esiti di stupefacente splendore: unicorni dalle criniere fluttuanti laddove cadevano calcinacci e orsi e cigni e api festose ad animare intonaci asettici e storture di metà ‘900.

Strizzando l’occhio all’immaginario onirico dell’Alice nelle meraviglie di Lewis Carroll - cui si ispira questa quinta edizione dal titolo programmatico “Bada al senso e le parole baderan a se stesse”, organizzata dall’associazione Caravan SetUp e curata dalla critica d’arte Simona Gavioli con l’apporto scientifico di Lavinia Bottini, in collaborazione con l’associazione culturale Il Cerchio E Le Gocce, il supporto del Comune di Mantova e il contributo di Tea - gli interventi creativi puntano a valorizzare i concetti di integrazione e sensibilizzazione alle diversità.

Così il centro si avvicina alla sua periferia, l’arte urbana si accosta a quella pubblica, e le frontiere cadono, e le forzature cedono, per una una settimana di street art su grande scala che è assieme una festa collettiva ed un esperimento socio-culturale esportabile, chissà, anche e presto altrove.

 

Le visite guidate avvengono ogni giorno, fino al 6 settembre 2020, dalle ore 18:00 alle ore 19:30, solo su prenotazione.

Per info: [email protected] /+39 3288087952