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Icone del design: la lampada portatile Mayday

Mayday è una delle lampade ‘da lavoro’ di certo più regalate tra gli amici del design, e non solo!

Le lampade, forse più di altri oggetti, a volte hanno storie che fanno guadagnare loro lo status di icona. Quelle che non si vedono, quelle che rileggono la tradizione, quelle che fanno discutere sul loro primato di bellezza, se accese o spente.

Avete presente le lampade da cantiere? Ecco, l’estro artigiano di Konstantin Grcic, da sempre più vicino al modello di bottega che di studio allargato, si concentra su una lampada leggera, dai costi contenuti, che faccia una bella luce, che stia bene appesa, con un evidente avvolgitore di filo e gancio, o posata per terra (come in un cantiere)... che si guadagna giustamente il Compasso d’Oro.

Anche nei diversi colori della struttura, l’opale del diffusore in polipropilene resta lo stesso e dichiara freschezza e informalità. Gancio, avvolgicavo, cono sono elementi perfetti, in proporzione perfetta come per i grandi maestri del design, italiano e non solo, ai quali Konstantin Grcic dichiara da sempre di ispirarsi.

Mayday è la lampada che volevo per me, una sorta di utensile che svolge una funzione precisa. E la sua forma esprime la funzione, è questo a rendere bello un utensile, lo vedi e capisci subito a che cosa serve.

Designer: Konstantin Grcic (Monaco di Baviera, 1965).
produttore: Flos
prezzo: € 110 per il modello classico, in polipropilene con gancio arancione o nero.
progettata nel: 2000
idea: una lampada portatile, senza collocazione fissa, da appendere o da appoggiare.
materiali: polipropilene; per la Anniversary gancio in alluminio pressofuso.
segni particolari: il disegno della struttura, il cono del diffusore, elementi di un alfabeto universale.
nuove versioni: nel 2020, per i 20 anni della lampada, è nata Mayday Anniversary, limited edition di soli 2020 esemplari, con gancio in alluminio pressofuso grigio.
curiosità: quanto all’origine del nome, lo stesso Grcic racconta che, negli anni in cui progettò la lampada, c’era un festival di rave music che si chiamava così e che aveva in mente; ma si riferisce pure alla richiesta di aiuto di velivoli e navi in difficoltà (‘Mayday! Mayday!’): «e significa anche ‘giornata di maggio’, una giornata di sole, qualcosa di positivo e leggero... suonava bene».

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Giorgio Tartaro