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Parola d'ordine: decluttering!

Mettere ordine, eliminare il superfluo. Una tecnica anti-stress che aiuta davvero a liberarsi delle cose non necessarie

Magari avete voglia di decluttering e neanche lo sapete. Di più, forse avete ansia da decluttering…

enlightenedMa cos'è il decluttering? È la tecnica che ha l'obiettivo di ridurre gli oggetti che affollano le nostre vite per semplificare.
Avere meno oggetti significa avere meno decisioni da prendere (quindi meno stress), meno tempo da passare a gestire e riordinare, meno superfici da pulire.

È una cosa sottile, che si insinua nelle giornate e nei weekend più inclini all’ozio, ma presto si configura come una ‘malattia’. Di solito compare a primavera-primavera-inoltrata, ma dipende.
Vabbè, inutile tirarla ancora per le lunghe, il malessere è più che antico e in italiano si traduce con un banalissimo ‘far ordine’ checché ne pensino gli appassionati delle mode made in Usa.

È un sintomo-malattia che conosco bene, da sempre. Essendo io un’accumulatrice seriale so bene che il metter ordine, etichettare, archiviare, selezionare e via dicendo non è una moda né un trend del momento, ma una necessità costante: che senso ha avere di-tutto-di-più se poi non sai ritrovarlo?
Ma qui (col concetto di decluttering) si chiede di fare un passo avanti, però. E cioè di liberarsi di qualcosa, anzi, di buttar via quello che non serve. Ed è evidente che se, per esempio, per un paio d’anni non si è usato quel vestito o quel golfino è perché non ci piace più o perché l’acquisto è stato sbagliato… e allora va eliminato, senza pietà. Per me è sempre una sofferenza, ma è innegabile che quando riesco a farlo poi sto meglio. Niente pattumiera però! Ciò che non serve a me, magari serve ad altri e ci sono tante associazioni solidali in cui (quasi) tutto trova una seconda vita.

Qualche anno fa, ad esempio, abbiamo ristrutturato una casina di famiglia, tra il mare e la campagna, con decisioni drastiche: buttar via tutto e ripartire da zero, senza pietà. Con un po’ di sofferenza l’abbiamo fatto. Cucinare con una scelta di tre padelle e due pentole, far colazione con il numero giusto di tazze e piattini, cambiare il letto avendo una o due alternative di lenzola e copriletto e in bagno solo quello che serve, ai muri e in giro per casa solo quello che piace… La sensazione? Una vacanza dell’anima. E del vivere.

Uno stile che qui in città faccio fatica a seguire, passando poi gran parte del tempo in casa a far quadrare spazio e cose… Ma è un male comune, temo. Non è un caso infatti, se il gruppo facebook ‘Paroladordine’ nato sotto l’ala protettiva di CasaFacile ha superato in breve tempo i 7000 iscritti, quasi tutte donne per la verità (si definiscono ‘RAP’, Ragazze A Posto) con un obiettivo comune: rivoluzionare il mondo… un cassetto alla volta!
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Giusi Silighini, il direttore

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