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Perché mi piacciono i festival

Cinema, arte, fotografia... Ci metto dentro tutto, perché qui c'è la vita

L'ultimo è stato quello del cinema di Venezia, concluso ieri. Per me una settimana di full immersion: sveglia alle 6.30 per essere in fila alla prima proiezione e poi instancabilmente fila-dopo-fila, fuori da una sala dentro in un'altra. Chi non l'ha mai fatto non può capire, qualcuno può pensare persino che sia folle. Eppure.

Eppure essere trascinati ogni paio d'ore in mondi diversi, in realtà che il più delle volte non avevi nemmeno immaginato... e sognare, aver paura, vivere attraverso (se trama sceneggiatura e recitazione sono ben disegnati), aver voglia di piangere persino. Una botta adrenalinica che poco altro riesce a darmi, una visione sul mondo intero che, se affrontata senza pregiudizi è unica. E tralasciamo (o no?!?) le ricadute sul piano professionale: ci scommettiamo che i celestiali interni azzurrati e i costumi Anni '20 di The Danish Girl saranno di grande ispirazione per gli styling più eleganti (dall'arredamento alla moda)?

Ne cito solo uno perché non scrivo di cinema e i miei giudizi sono solo personali. E poi quando ero lì i film mi sembravano belli tutti (a patto che fossero fatti con onestà e senza troppa presunzione). O almeno, in ogni film io ci ho visto almeno qualcosa di bello... È un concetto, quello di andar per festival, che vale anche per la fotografia (del festival di Arles vi ho già parlato qui), per la Biennale d'arte (ci ho dato appena un'occhiata ma ci tornerò), per l'Expo e naturalmente per quel grande festival che è il Salone del Mobile.

I festival aiutano a tenere allenata la mente, a fare collegamenti senza pregiudizi, a capire e di conseguenza a comunicare. Lo penso davvero: i festival sono una metafora della vita.  

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