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Nelle case radioattive

A 30 anni esatti dal disastro di Chernobyl ancora 3 milioni di persone vivono nelle zone contaminate

Era il 26 aprile 1986: un esperimento mal gestito provoca l'esplosione di un reattore nella centrale nucleare di Chernobyl (Ucraina). La nube radioattiva si sposta sulla vicina Bielorussia, contaminando vaste zone.

Nei mesi successivi, parte la gara di solidarietà per ospitare in Italia durante l'estate molti bambini bielorussi che vivono nelle zone a rischio, un'attività solidale ancora (purtroppo) utile, dato che ancora oggi a distanza di 30 anni le persone e soprattutto i bambini continuano ad ammalarsi a causa dell'inquinamento radioattivo.


Le Associazioni Cernobyl Onlus Lombardia, impegnate in questo incessante lavoro di ospitalità, hanno organizzato sabato 23 aprile a Milano un flashmob per ricordare la triste attualità del problema. L'evento è stato sostenuto anche da Legambiente.

“Abbiamo il dovere – spiega Angelo Gentili, responsabile Legambiente solidarietà - di occuparci delle popolazioni colpite dal disastro partendo proprio dai bambini, che sono i soggetti più vulnerabili. Il nostro aiuto passa principalmente dal Progetto rugiada (solidarietalegambiente.it) che ogni anno garantisce a 100 bambini, provenienti dalle zone contaminate, un soggiorno di un mese in un centro specializzato della Bielorussia dove ricevono visite sanitarie, cibo non contaminato e dove posso giocare e fare attività didattiche. Oltre a questo stiamo installando serre per permettere ai bambini residenti nelle zone contaminate di mangiare verdure pulite”.

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